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Aiaf critica lo studio Codere sulla percezione sociale del gioco: “Inaccettabile il messaggio che passa sul problema del Gap”

Giovedì scorso Codere ha presentato alla LUISS di Roma i risultati di una ricerca realizzata dalla Fondazione Bruno Visentini in collaborazione con Ipsos relativa alla “percezione sociale del gioco d’azzardo

16 Maggio 2017

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Giovedì scorso Codere ha presentato alla LUISS di Roma i risultati di una ricerca realizzata dalla Fondazione Bruno Visentini in collaborazione con Ipsos relativa alla “percezione sociale del gioco d’azzardo in Italia”, all’interno della quale si evidenza come nel nostro Paese “si stima che oltre il 44,0% dei cittadini tra i 18 e i 75 anni ha giocato almeno una volta nell’ultimo anno e solo lo 0,9% (secondo il PGSI, Indice di gravità del gioco problematico) deve considerarsi giocatore problematico”.

 

Lo studio evidenza anche come la stragrande maggioranza dei cittadini ha una relazione serena con il gioco “pur nelle diversità culturali e territoriali (il gioco preferito dagli Italiani continua a essere quello del ‘Gratta&Vinci’ seguito dalla ‘Lotteria Italia’ per le donne e dal ‘Superenalotto’ per gli uomini, ma la percentuale maggiore di giocate è invece concentrata per quasi il 50% nelle Newslot e Videolottery)”.

 

 

A criticare  i dati della ricerca Riccardo Sanna, Presidente dell’associazione AIAF – Non t’azzardare, secondo il quale non è possibile all’interno di una struttura come la Luiss veicolare un messaggio che minimizza eccessivamente su quello che è il problema del disturbo da gioco d’azzardo.

“Non condividiamo il punto di vista con il quale è stato presentato il problema del gioco d’azzardo patologico in occasione del convegno organizzato da Codere per la pubblicazione del rapporto della Fondazione Bruno Visentini all’interno della Luiss” ha dichiarato a PressGiochi Sanna.

 

“Il gioco d’azzardo è in prodotto legale e fin qui siamo tutti d’accordo ma attenzione a minimizzare sulle problematiche che ne derivano. Noi, come associazione che rappresenta coloro che hanno sofferto e soffrono di tale patologia non possiamo né dobbiamo tacere, perché i dati usciti fuori dalla conferenza  sono davvero allucinanti.

 

Dire che lo 0,9% degli italiani potrebbe avere problemi compulsivi non risponde a realtà. Mandare messaggi di questo tipo non è accettabile. Se si vuole iniziare a mandare messaggi alle famigli per veicolare che il gioco è un prodotto innocuo allora anche noi alzeremo la voce per dire la nostra. Anche Papa Francesco parla spesso del problema del gioco d’azzardo patologico, a conferma che si tratta di un problema reale che esiste e che non riguarda una piccolissima parte della popolazione.

Il confronto con il vino, inoltre, che viene fatto non è accettabile, è come confondere due prodotti totalmente diversi. Seguiamo anche con i nostri associati i gruppi di alcolisti anonimi e il numero dei soggetti seguiti negli ultimi anni è rimasto stabile a livello nazionale; stessa cosa non si può dire del gruppo dei giocatori e ex giocatori d’azzardo che negli ultimi mesi – e tengo a sottolineare che si tratta solo degli ultimi mesi – è quintuplicato.

 

Per questo continuo a sostenere che questo tipo di messaggi non sono più ammissibili.

 

Così come la pubblicità stessa, questi messaggi ci educano ormai all’azzardo come attività quotidiana. Troviamo l’offerta di gratta e vinci, scommesse, per non parlare del 10eLotto ovunque. Le pubblicità sono talmente tante che questo provocherà nel tempo un aumento delle persone che richiedono assistenza. Soprattutto anche tra i ragazzi che spendono tutta la paghetta per giocare d’azzardo.

Quel 0,9% di giocatori problematici – conclude il presidente di Aiaf – per noi non è accettabile. Il fatto è tanto più grave perché veicolato ed ospitato dalla Luiss. La raccolta del gioco nel 2016 di 96 mld contraddice tali affermazioni. Noi come Aiaf siamo obbligati a dire la nostra e anche a pretendere un confronto per smentire questo tipo di dati”.

 

Cristina Doganini – PressGiochi

 

 

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